Credit: Club Sardegna
Alla scoperta del Club Sardegna, il progetto a servizio del calcio giovanile sardo
“Il calcio è semplice, ma è difficile giocare semplice“. Pensieri e parole di uno dei “geni” più grandi della storia del calcio, Johan Cruyff, che sintetizzano al meglio la filosofia del Club Sardegna, nobile progetto che ha come scopo quello di supportare i giovani talenti del calcio sardo nel loro percorso di vita.
Valorizzare il potenziale umano sfruttando lo sport come veicolo di crescita dei ragazzi, prepararli per coltivare al meglio il sogno attraverso Camp estivi e raduni settimanali durante la stagione. Il tutto nella consapevolezza che dedizione, impegno e talento a volte non bastano, perché, seppur sport democratico, a calcio non tutti possono giocare, o meglio, non tutti possono diventare professionisti del pallone.
L’abbandono precoce da parte dei giovanissimi atleti nasce proprio dall’illusione e colpisce in particolare i ragazzi tra i tredici e i sedici anni. “In Sardegna tocca quote pari a volte all’80%” precisa Vittorio Sanna, giornalista professionista e tra i principali fondatori del progetto Club Sardegna. “Abbiamo allora pensato di dare a tutti i giovani talenti dell’isola la possibilità di ritrovarsi ogni lunedì – prosegue Sanna – La sede scelta sta proprio al centro della Sardegna, ad Arborea, dove palloni, attrezzature e campi in erba sintetica non mancano.
Utilizziamo il campo “Neri” con l’adiacente oratorio salesiano dove abbiamo spazi per l’aula. L’anno scorso siamo arrivati a ospitare un centinaio di ragazzi categoria esordienti che ogni inizio settimana si radunano per delle sedute tecniche e tattiche. I ragazzi non devono assolutamente versare quote o firmare cartellini, né tanto meno lasciare le società di appartenenza“.
La formazione non si ferma al campo perché dal prato ci si trasferisce ai banchi, in classe, dove si trattano temi di grande importanza quali la prevenzione e la gestione degli infortuni, il controllo dell’ansia e delle tensioni dello spogliatoio, la gestione emotiva di vittorie e sconfitte, il valore della squadra e del gruppo, la conquista della consapevolezza. “Argomenti spesso trascurati o perlopiù trattati con superficialità – precisa ancora Sanna – Alla lunga ciò si rivela la principale causa di abbandono nel calcio.
Questo percorso deve essere necessariamente condiviso anche dai genitori e dirigenti che accompagnano i ragazzi. A guidare i giovani nella loro crescita ci sono grandi professionisti del calcio sardo: il presidente è Andrea Podda, il responsabile tecnico Angelo Aru, per anni presidente Associazione Allenatori Sardegna, il General Manager l’ex calciatore Claudio Pani, che ha giocato anche in Serie A e Serie B con il Cagliari, la Triestina e il Modena“.
Il calcio come palestra di vita, come mezzo per formare le menti dei ragazzi, lavorando in particolare sui principi di autostima, autodisciplina e autonomia. Strutture e formazione che le società calcistiche sarde, Cagliari e Torres a parte, non sono in grado di offrire. “Ma visto che è il campo di calcio il principale teatro lavoriamo molto sulla tecnica di base più che su schemi e tattiche, come fanno in Spagna e Francia – conclude Sanna – Ci ispiriamo in particolare al Centre Technique National della federazione francese, che ha portato a grandissimi risultati. Senza creare false illusioni alcuni di loro sono stati presi in considerazione dalle principali società professionistiche dell’isola“.
Un’opportunità importante per tanti ragazzi sardi che vengono così messi nelle condizioni di poter mostrare al meglio il loro talento e coltivare il sogno di diventare un giorno i nuovi Zola o Barella.
A cura di Francesco Caruso
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