“Ha sbagliato, sono il primo a dirglielo. E lo massacrerò per questo”. Ride, ma è anche molto serio mentre lo dice. Inflessione piemontese, la voce è quella di Giovanni Kean, fratello di Moise. Una persona molto presente nella vita dell’attaccante della Juventus, che contro la Roma ha perso la testa: 36 secondi in campo, un calcio ai danni di Gianluca Mancini in reazione a un intervento e un’espulsione diretta che hanno condannato tutti. Tanto. Forse anche troppo. “Sia chiaro”, precisa Giovanni ai microfoni di Gianlucadimarzio.com, “tutti noi siamo grati per quello che la Juventus e Allegri hanno fatto per Moise. Lui per primo, anzi, lo è: è stato lanciato da loro, lo hanno fatto crescere tantissimo. E le critiche ci stanno, ma quando diventano eccessive bisogna chiedersi perché”.
Ed è la domanda, quel perché, che Giovanni Kean si pone da diverse ore: “Moise ha 23 anni, è ancora molto giovane. Ha esordito a 16 anni: io a quell’età (è del ‘93, ndr) andavo ancora a fare gli scherzi ai citofoni; lui ha dovuto da subito misurarsi con pressioni enormi. E questo spesso ce lo dimentichiamo: di Mbappé e Haaland ne nascono 2 ogni vent’anni. Le persone hanno bisogno di crescere, e fanno davvero male i fischi dei tifosi per un giocatore che dà tutto e sempre per questa maglia e per questo club”, continua.
“Moise è molto critico con sé stesso. Penso alla sfida di Nantes: ha fatto malissimo, gliel’ho detto io e se l’è detto pure da solo. Ma di recente ha sempre segnato quando impiegato da titolare. E fa effetto pensare che fino a pochi giorni fa veniva elogiato per i gol e ora sui social assistiamo a una rabbia feroce nei suoi confronti per quell’espulsione. Perché? Che senso ha? Purtroppo ci sono dei momenti in cui le emozioni non si riescono a controllare. Ieri a Moise è successo questo, è giusto che paghi, ma non che debba affrontare anche tutta questa rabbia da parte di chi dovrebbe sostenerlo”.
Sul perché dell’espulsione, Giovanni ha una sua idea: “Io credo che volesse entrare prima per dare una mano alla squadra. Magari senti mancare un po’ la fiducia se dopo tante partite da titolare per sostituire chi è infortunato, vieni rimesso in panchina appena un compagno torna. E sia chiaro: Moise ha un rapporto splendido con Vlahovic, non è quello il punto. Magari voleva dimostrare di più, far capire chi fosse. E invece quella foga ha preso il sopravvento. Ha sbagliato, l’ha detto anche Allegri, ed è giusto che paghi la multa. Capisco anche la società: non sono degli educatori, mio fratello ha 23 anni e deve crescere ancora sotto tantissimi aspetti. Però ci vuole anche la pazienza di capire certi momenti: un attaccante vive di momenti sì e momenti no. A Parigi è andato in doppia cifra, per dire, e giocava con dei fenomeni: è così scarso?”.
Le sue parole fanno seguito a un duro sfogo sui social pubblicato in mattinata. “Sì, non mi è ancora passata” ammette. “Il rammarico è tantissimo: devo ancora parlare bene con Moise, abbiamo avuto solo un rapido scambio in queste ore dove comunque l’errore gli è stato fatto pesare. Ma lui lo sa benissimo: vorrei però che i tifosi lo capissero e che anziché chiedergli di andare via, lo sostenessero, come hanno fatto fino a pochi giorni fa. Prendiamo il caso di Di Maria: contro il Monza è stato espulso per un motivo simile. Cosa si è detto? Nulla, o quasi. È questo che trovo assurdo. Facesse schifo, sarei il primo a dirglielo. Ma non è così, e spero che questo lo capiscano tutti”.
Possibile pensare che le pressioni siano tante? “Non penso. È vero, è stato richiamato dopo l’addio di Ronaldo, ma non è paragonabile. Ronaldo è Ronaldo, Moise è tornato per un progetto diverso. È tornato nel suo ambiente, quello che l’ha fatto crescere. E qui può crescere ancora, ne siamo tutti convinti”. Parola di chi lo conosce davvero bene.
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